Gli animali generalmente catturano l’interesse del grande pubblico più delle piante, anche se probabilmente tra invertebrati come Molluschi e Coleotteri e piante con fiori graziosi potrebbero ‘vincere’ le seconde. Dopo aver incontrato, nella puntata precedente, uno degli animali più caratteristici della Presolana, passiamo quindi a conoscerne la più famosa ‘star’ vegetale.
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TRATTANDOSI DI UNA PIANTA RARISSIMA E PROTETTA
NE E’ OVVIAMENTE VIETATA LA RACCOLTA
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Come anticipato nella prima puntata, ben due degli endemismi orobici botanici ad oggi noti portano il nome della Regina delle Orobie: si tratta di una felce, l’Asplenium presolanense, e di una sassifraga, la Saxifraga presolanensis. Un’ulteriore specie, Moehringia dielsiana, è anch’essa circoscritta all’area della Presolana, pur senza portarne il nome (e curiosamente è molto più strettamente legata alla Presolana rispetto alla sassifraga, almeno rispetto alle attuali conoscenze).
Il Rifugio Albani e le sottostanti baracche dei minatori visti dal Colle della Guaita.
Qualche anno dopo l’Adami, precisamente nel 1894, anche Adolf Engler si ritrovava a percorrere i sentieri lungo le pendici della Presolana. Uguali sentieri, interessi diversi: Engler era infatti un botanico dell’Università di Berlino alla ricerca di sassifraghe. E la Presolana aveva in serbo una interessante scoperta anche per lui: sulle scoscese ed ombrose rupi a picco sul Dezzo, si imbatté infatti in una ‘strana’ sassifraga che molto cautamente battezzò Saxifraga presolanensis. In realtà, infatti, Engler non era sicurissimo che si trattasse di una buona specie, e pensava potesse anche essere un ibrido tra Saxifraga androsacea e Saxifraga sedoides. Comunque, la nuova specie venne presentata alla Scienza nella monografia sulle Sassifragacee di Engler e Irmscher [1].
L’immagine che accompagna la descrizione della specie in [1].
Le vicissitudini sulla scoperta e le successive ricerche della specie sono ben raccontate in [2] e [3]. Qui è sufficiente ricordare come, dopo la distruzione degli esemplari originali dell’erbario di Engler ad opera dei bombardamenti su Berlino nel 1943, nessuno avesse più idea di come effettivamente fosse fatta ‘sta sassifraga, e di quanto la si potesse considerare specie valida; molti cominciarono a dire che probabilmente era una ‘specie fantasma’.
Nel dopoguerra, quindi, ricominciarono le esplorazioni sulle Prealpi orobiche, e non senza sorprese. È interessante osservare infatti come diversi botanici austriaci e tedeschi, proprio cercando questa sassifraga, ‘inciamparono’ in alcune specie che si rivelarono essere a loro volta degli endemismi fino ad allora sconosciuti: Mattfeld nel 1925 con Moehringia dielsiana, strettamente endemica della Presolana; Degen, che nel 1904 aveva trovato una Moehringia ‘strana’, a seguito della scoperta di Mattfeld la studiò meglio ed istituì la nuova specie Moehringia insubrica; e infine Merxmüller e Gutermann – scesi nella bergamasca per Linaria tonzigii – nel 1956 con Moehringia markgrafii. E proprio questi due, cercando Linaria tonzigii sul versante nord dell’Arera, dopo più di sessant’anni si imbatterono in Saxifraga presolanensis.
Saxifraga presolanensis, illustrazione di L. Ferlan in [2].
Alcune belle foto della specie si possono vedere qui, qui e qui.
L’entusiasmo coinvolse subito altri botanici tedeschi ed italiani, anche perchè il nuovo ritrovamento non era avvenuto sulla Presolana ma su un altro gruppo montuoso, e in pochi anni il numero di stazioni note aumentò sensibilmente, consentendo di confermare che la specie era valida, e fortunatamente era ancora presente e con una distribuzione un po’ meno ristretta di quella che si pensava inizialmente – sui principali massicci carbonatici dal Pizzo Arera fino alla Concarena.
L’areale è stato ulteriormente ampliato, anche se relativamente di poco (si tratta comunque di uno stenoendemismo), da diversi ritrovamenti successivi [4][5].
Saxifraga presolanensis è una specie tipica di situazioni fredde, ombreggiate ed umide. La si ritrova per lo più su pareti molto ripide, spesso verticali, in fenditure e nicchie nelle rocce calcaree o sotto volte rocciose umide che la proteggano dal sole, spesso vicino a punti in cui la neve permane a lungo, contribuendo a mantenere un certo tenore di umidità. Fiorisce in luglio-agosto.
Le spaccature ombreggiate tra le rupi calcaree sono l’habitat di Saxifraga presolanensis.
Volendo restare sulla Presolana, la si può osservare – generalmente in posizioni ‘scomode’ – nei dintorni del solito Rifugio Albani e di diverse cime secondarie della Presolana, come il Colle della Guaita o i picchi e gli sfasciumi sotto alle Quattro Matte.
Gli inquietanti pinnacoli denominati “le Quattro Matte”, che leggenda vuole essere quattro arroganti sorelle tramutate in pietra come punizione per essersi prese gioco dei vendicativi folletti della Val di Scalve.
Ricordo infine che la pianta è protetta, ed è pertanto vietatissimo raccoglierla. Secondo la IUCN è a rischio di estinzione, sostanzialmente per l’areale estremamente ristretto, e la principale minaccia è rappresentata da attività ricreative e turismo nelle poche località in cui è presente [6].
*** Note ***
[1] A. Engler, 1916, Saxifraga presolanensis; in: A. Engler & E. Irmscher, Saxifragaxeae: Saxifraga, Das Pflanzenreich, Leipzig, IV, 117: 302-303.
[2] G. Arietti & L. Fenaroli, 1960, Cronologia dei reperti e posizione sistematica della Saxifraga presolanensis Engler, endemismo orobico, Edizioni Insubriche, Bergamo, 28 pp.
Per saperne di più sui fiori delle Prealpi Orobie: